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STASI: repressione paranoica


 

Il nove Novembre scorso è stato l’anniversario della caduta del muro di Berlino che divideva la Germania ovest filoamericana e democratica da quella dell’est filosovietica con un regime comunista.

Ma qual’era il vero motivo di quel muro? E da cosa erano realmente divise le due germanie?

Alla seconda domanda la risposta sembra ovvia: la Germania occidentale, in quanto tale, era democratica mentre quella orientale viveva sotto un regime autoritario quale quello comunista.

Ed è proprio in quel tipo di organizzazione politica che risiede la smania di controllo da parte della Germania dell’est (DDR) nei confronti dei suoi stessi cittadini.

A causa dell’esodo delle persone verso le colonie francesi, inglesi e americane presenti in suolo tedesco inizia, tra il 12 e il 13 Agosto del 1961, la costruzione del muro che divide città, famiglie, amici e storia.

Già nel 1950 però la necessità di avere un controllo più forte sul popolo porta alla nascita del Ministero per la Sicurezza dello Stato, la STASI. Il regime comunista (che si nascondeva sotto le generalità di uno stato repubblicano e democratico a trazione socialista) ha solo un “piccolo” problema, non è voluto dal popolo. Dopo aver sedato le prime proteste grazie all’aiuto di 20.000 soldati sovietici accorsi a Berlino, capisce che l’unico modo per mantenere il potere è una dura repressione di tutti i contestatori al regime. Ed ecco che entra in gioco la STASI.

Il periodo d’oro della STASI viene identificato con il decennale che vede alla guida Erich Mielke, da sempre nelle prime file dei comandi sovietici. Quello che da molti viene definito il ministero della paranoia, a causa dell’ossessione di trovare dissidenti, fu la più grande organizzazione di servizi segreti mai esistita. Sotto Mielke infatti si arrivò a contare un numero di dipendenti superiore alle 90.000 unità e un numero d’informatori pari a circa 100.000 cittadini, questo significava una spia ogni 59 abitanti.

Alla minima segnalazione la STASI metteva in atto un meccanismo repressivo non tanto da un punto di vista fisico quanto psicologico; il sospettato veniva spiato h24 per poi essere completamente escluso dalla società privandolo di amicizie e carriera lavorativa. Questo processo veniva detto “smembramento della personalità”. Processo che raggiungeva l’apice in caso di prigionia del sospettato, ormai colpevole per lo stato, vittima di torture che lo portavano a vivere una vita sempre uguale ma con il costante timore del domani.

Un altro grande vertice della STASI fu Markus Wolf, che la rese un organo di spionaggio (ormai staccato dalla politica nazionale) capace di irradiarsi anche all’estero. Questo grazie all’appoggio del KGB (l’omologo sovietico) che permise il finanziamento di gruppi terroristici di orientamento marxista come quello delle Brigate Rosse in Italia, artefici del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro. Nonostante la presa d’assalto del ministero otto settimane dopo la caduta del muro, tanti tasselli del puzzle STASI mancano ancora a causa di un’eliminazione sistematica dei documenti (in particolare quelli delle sezioni più sensibili come quella estera) avvenuta dopo quella notte di trent’anni fa.


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